Tra le braccia di uno sconosciuto ( One shot )

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Sinossi

È una giornata di pioggia e Pete sta fumando una sigaretta fuori dall’officina dove lavora, quando gli corre addosso una ragazza. Skye, fradicia, piangente, disperata, con mille sacchetti dello shopping in mano e un aspetto “costoso”.
Pete le offre di usare il bagno dell’officina per asciugarsi e di chiamarle un taxi. Skye si stringe a lui e lo bacia, quasi lo costringe a fare l’amore con lei. Lì, su due piedi. Pete pensa che sia matta, ma è anche bellissima… la asseconda. Subito dopo lei scappa via, riprendendo tutti i suoi sacchetti tranne uno. Pete si ritrova con una gran confusione in testa e una borsetta di marca da restituire a quella sconosciuta fuori di testa. Ma lo è davvero? In qualche modo Pete sente che Skye è molto diversa dalla donna disperata che ha incontrato quel giorno sotto la pioggia…

CONTIENE SCENE ESPLICITE – CONSIGLIATO A UN PUBBLICO ADULTO

“Le aprì la porta del piccolo bagno.
«Ci sono degli asciugamani puliti in quell’armadietto» spiegò.
Lei si decise a rivolgergli un sorriso. Un sorriso incantevole, in realtà, fatto di denti bianchi e perfetti. «Grazie. Sei gentile. Io sono Skye».
«Io Peter. Cioè, in realtà sarebbe Petre, ma tutti mi chiamano Peter».
Skye prese un asciugamano, lo esaminò per qualche secondo con vago scetticismo, e iniziò a strofinarsi i capelli.
«Petre. Perché?».
«Sono nato in Georgia».
Lei aggrottò le sopracciglia. «Non sapevo che in Georgia…»
Peter rise. «Non la Georgia americana. Quella europea».
«Ah». E poi: «C’è una Georgia anche in Europa?».
Lui rise di nuovo. «E già. Anche se è un po’ in Asia. È sul Mar Nero, hai presente?».
«Come la Turchia?».
«Proprio».
«Ehm… wow. Si imparano sempre cose nuove. Senti, ti dispiace tenermi un attimo la giacca?».
Aveva già seminato attorno a sé i sacchetti, ora si sfilò il giacchino leggero senza aspettare che Peter assentisse.
Anche se lui non aveva niente in contrario.
Prese l’indumento fradicio, cercando di non bagnarsi a sua volta e, specialmente, di non macchiarlo di grasso. Skye si piegò sul lavandino e si sciacquò la faccia, un gesto che Peter capì solo fino a un certo punto. Era già quasi tutta bagnata dalla pioggia.
Il vestito bianco e dorato che portava sotto la giacca le si incollò alla schiena, rivelando la fascia del reggiseno. E quando si rialzò, in trasparenza… niente, la stoffa sottile e bagnata rivelò tutto, dall’ombelico di lei, al completo di pizzo bianco.
Peter la guardò come un imbecille.
La fissò del tutto disarmato, senza avere idea di che cosa fare.
«Non avete un phon?» chiese lei.
Peter scosse la testa.
Il bagno stesso era poco più di uno sgabuzzino, con un water, un lavabo, l’armadietto con i loro asciugamani e i loro ricambi, perché lavorare in un garage sporcava parecchio…
«Non puoi chiudere la porta? Solo un attimo?».
Peter retrocesse. «Sì, certo, non volevo…»
Skye lo tirò dentro per la felpa e chiuse la porta alle loro spalle. Peter si chiese che cacchio stesse succedendo, se lo chiese con queste esatte parole, ma poi il pensiero gli scivolò via dalla mente, perché Skye si era appena sfilata il vestito e lo stava strizzando nel lavandino in mutande e reggiseno.”

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